Per eseguire in sicurezza la manutenzione del tetto bisogna rispettare norme nazionali e regionali che individuano adeguate misure di prevenzione e protezione per questa tipologia di lavori.
Secondo l’Inail la principale causa di infortunio grave o mortale nel settore delle costruzioni è, infatti, rappresentata da cadute dall’alto nel corso di lavori in quota; la maggior parte di esse si verificano durante l’attività lavorativa svolta sulle coperture, sia in fase di nuova edificazione sia durante attività di manutenzione. Per questa ragione le normative definiscono le istruzioni tecniche per l’accesso, il transito e l’esecuzione dei lavori in quota in condizioni di sicurezza.
In più, l’inserimento di un accesso al tetto, se ben integrato nelle scelte tecniche e compositive, è un vantaggio sotto il profilo della luminosità e della ventilazione naturale perché permette di sfruttare l’accesso in copertura come punto luce anche quando non è utilizzato per raggiungere il tetto (cioè nella maggior parte del tempo).
Secondo il Dlg 81/2008 (Testo unico sulla sicurezza) l’installazione di dispositivi di ancoraggio permanenti (linea vita) è obbligatoria quando la copertura diventa ‘luogo di lavoro’. Il tetto di un’abitazione o di edificio in generale può diventare luogo di lavoro quando sono eseguiti degli interventi (come ad esempio lavori di bonifica, installazione o manutenzione di impianti fotovoltaici/solari/di condizionamento, interventi di ristrutturazione ecc).
Molte regioni italiane hanno emanato regolamenti specifici che definiscono le istruzioni tecniche per i progetti relativi ad attività inerenti le coperture di nuove costruzioni e di edifici esistenti, prevedendo l’applicazione di idonee misure preventive e protettive atte a consentire, nei successivi interventi, impiantistici o di manutenzione, l’accesso, il transito e l’esecuzione dei lavori in quota in condizioni di sicurezza.
Per individuare i fattori utili alla determinazione delle misure di prevenzione e protezione necessarie all’eliminazione o alla riduzione dei rischi durante lo svolgimento delle attività in copertura è necessario effettuare un’analisi che permetta di identificare gli elementi caratteristici delle coperture. La valutazione del rischio, oltre agli aspetti di sicurezza riguardanti le lavorazioni da eseguire, deve tenere conto delle caratteristiche intrinseche della copertura come: geometria, inclinazione, percorso in quota, praticabilità, presenza e ubicazione dei sistemi di ancoraggio permanenti, tipologia dei bordi perimetrali (protetti/non protetti), tipologia di accesso o sbarco.
L’accesso alla copertura può avvenire dall’interno del fabbricato o dall’esterno del fabbricato. In generale sono da preferirsi accessi dall’interno del fabbricato utilizzando aperture su superfici verticali, inclinate o a soffitto.
La normativa fornisce le caratteristiche minime da rispettare per l’accesso al tetto:
– l’apertura orizzontale di accesso al sottotetto deve essere dimensionata sui prevedibili ingombri di materiali e attrezzature da trasportare e comunque non deve avere una superficie inferiore a 0,50 m2;
– l’apertura verticale di accesso alla copertura deve avere larghezza ≥ 0,70 m. e altezza di ≥ 1,20 m;
– l’apertura orizzontale o inclinata di accesso alla copertura deve avere superficie ≥ 0,50 mq;
– l’apertura orizzontale, se di forma rettangolare, deve avere il lato inferiore maggiore o uguale a 0,70 m (nelle vecchie costruzioni esso può essere ridotto a 0,65 m nel rispetto comunque della superficie minima prevista);
– se di forma circolare, il diametro dovrebbe essere di almeno 0,8 m.
In presenza di vincoli costruttivi non eliminabili si potranno prendere in considerazione dimensioni diverse che, tuttavia, devono garantire un agevole passaggio delle persone e dei materiali.
Inoltre, le norme prescrivono che l’accesso da aperture orizzontali o inclinate non deve comportare la rimozione dell’anta dalla sede in cui è incernierata allo stipite e il sistema di connessione dell’anta allo stipite deve essere tale da impedire il distacco accidentale dell’anta in posizione di apertura.
Infine, l’anta dovrà essere provvista di meccanismo tale da evitare l’investimento improvviso e incontrollato del soggetto che la apre.
L’obbligo di realizzare vie fisse per raggiungere le coperture degli edifici può trasformarsi in un’opportunità progettuale per migliorare il comfort abitativo degli ultimi piani, soprattutto nel caso di edifici residenziali.
L’inserimento di un accesso al tetto, se ben integrato nelle scelte tecniche e compositive, è un vantaggio sotto il profilo della luminosità e della ventilazione naturale perché permette di sfruttare l’accesso in copertura come punto luce anche quando non è utilizzato per raggiungere il tetto (cioè nella maggior parte del tempo).
Infatti, una finestra da tetto garantisce un fattore medio di luce diurna più alto di una finestra verticale o di un abbaino e sfrutta maggiormente il cosiddetto “effetto camino” per la ventilazione degli ambienti.
Le finestre per tetti, però, devono avere caratteristiche prestazionali adatte e certificate: devono garantire un’adeguata trasmittanza termica e la necessaria tenuta all’acqua e all’aria (impermeabilizzata e con barriera o freno al vapore per evitare condensa interstiziale).
fonte: edilform