La sicurezza antincendio è uno dei requisiti essenziali ai quali devono rispondere gli edifici moderni al fine di salvaguardare l’incolumità delle persone e tutelare i beni e l’ambiente.
Per conseguire queste finalità, ogni opera di costruzione deve essere progettata e dotata di dispositivi per limitare l’innescarsi e il propagarsi di incendi.
La normativa antincendio è ricca di norme che si applicano a seconda del contesto in cui si opera. Tra le normative c’è il Regolamento di prevenzione incendi (DPR 151/2011) per la prevenzione degli incendi che introduce la Scia anche in ambito di certificazione antincendio. E che distingue le attività sottoposte ai controlli di prevenzione incendi in tre categorie (A, B e C) a seconda della pericolosità.
Per le disposizioni relative alle modalità di presentazione delle istanze concernenti i procedimenti di prevenzione incendi e alla documentazione da allegare per la progettazione antincendio si deve fare riferimento al DM 7 agosto 2012.
Per gli impianti di protezione attiva contro l’incendio installati nelle attività soggette ai controlli di prevenzione incendi si applica il DM 20/12/2012.
Tra le norme di riferimento c’è il DLgs 139/2006 che chiarisce quali sono le funzioni e compiti dei VVF e il nuovo Codice di Prevenzione incendi (DM 3 agosto 2015) che mira a semplificare e razionalizzare l’attuale corpo normativo relativo alla prevenzione degli incendi attraverso l’introduzione di un unico testo organico e sistematico di disposizioni di prevenzione incendi applicabili ad attività soggette ai controlli di prevenzione incendi mediante l’utilizzo di un nuovo approccio metodologico.
Permangono comunque le regole specifiche per la prevenzione incendi a seconda delle attività previste, coma ad esempio:
– prevenzione incendi negli edifici di civile abitazione: DM 246/1987
– prevenzione incendi nei locali di pubblico spettacolo: DM 19/8/1996
– prevenzione incendi negli impianti sportivi: DM 18/3/1996
– prevenzione incendi negli alberghi: DM 9/4/1994
– prevenzione incendi nei campeggi: DM 28/2/2014
– prevenzione incendi nelle metropolitane : DM 21/10/2015
Le regole di prevenzione incendio hanno come obiettivi primari:
– minimizzazione delle occasioni di incendio;
– stabilità delle strutture portanti per un tempo utile ad assicurare il soccorso agli occupanti;
– limitata produzione e propagazione del fuoco e dei fumi all’interno delle opere e la limitata propagazione del fuoco alle opere vicine;
– possibilità che gli occupanti lascino l’opera indenni o che gli stessi siano soccorsi in altro modo;
– possibilità per le squadre di soccorso di operare in condizioni di sicurezza.
Per quanto riguarda la manutenzione ed i controlli dei mezzi di prevenzione antincendio è obbligatorio verificare il corretto funzionamento di estintori, porte tagliafuoco e mezzi di prevenzione necessari a garantire la sicurezza dei luoghi di lavoro e ridurre i rischi in caso di emergenza.
La progettazione antincendio è strettamente connessa alle specifiche norme in tema di prevenzione incendi; è quindi necessario rispettare i requisiti minimi del progetto indicati nell’allegato 1 del DM 07/08/2012 e suddivisi in: “relazione tecnica” e “elaborati grafici”.
In particolare, la relazione tecnica di un progetto antincendio deve contenere almeno:
– l’individuazione dei pericoli di incendio a seconda delle attività presenti (destinazione d’uso, lavorazioni, macchine, apparecchiature ed attrezzi, impianti tecnologici di servizio, aree a rischio specifico ecc);
– la descrizione delle condizioni ambientali ( condizioni di accessibilità e viabilità, lay-out aziendale, caratteristiche degli edifici, aerazione, affollamento degli ambienti, ecc);
– valutazione qualitativa del rischio incendio con l’indicazione degli obiettivi di sicurezza assunti e l’indicazione delle azioni messe in atto per perseguirli;
– la descrizione delle misure di prevenzione e protezione antincendio con particolare riferimento al comportamento al fuoco delle strutture e dei materiali, ai presidi antincendio e alle norme tecniche di prodotto e di impianto prese a riferimento.
– la gestione dell’emergenza.
Gli elaborati grafici devono contenere come minimo:
– planimetria generale in scala;
– ubicazione delle attività;
– condizioni di accessibilità all’area e di viabilità al contorno ( accessi pedonali e carrabili);
– distanze di sicurezza esterne;
– risorse idriche della zona (idranti esterni, corsi d’acqua, acquedotti e riserve idriche);
– impianti tecnologici esterni (cabine elettriche, elettrodotti, rete gas, impianti di distribuzione gas tecnici);
– ubicazione degli elementi e dei dispositivi caratteristici del funzionamento degli impianti di protezione antincendio e degli organi di manovra in emergenza degli impianti tecnologici;
– piante dell’edificio in scala da 1:50 a 1:200, a seconda della dimensione dell’edificio o locale dell’attività’, relative a ciascun piano, recanti l’indicazione degli elementi caratterizzanti il rischio di incendio e le misure di sicurezza e protezione riportate nella relazione tecnica;
– sezioni ed eventuali prospetti degli edifici in scala adeguata.
L’insieme delle misure di protezione che non richiedono l’azione di un uomo o l’azionamento di un impianto sono quelle che hanno come obiettivo la limitazione degli effetti dell’incendio nello spazio e nel tempo ( garantire l’incolumità dei lavoratori, limitare gli effetti nocivi dei prodotti della combustione, contenere i danni a strutture, macchinari, beni, ecc).
Questi fini possono essere perseguiti con: barriere antincendio (isolamento dell’edificio; distanze di sicurezza esterne ed interne; muri tagliafuoco), strutture aventi caratteristiche di resistenza al fuoco commisurate ai carichi d’incendio, materiali classificati per la reazione al fuoco, sistemi di ventilazione, sistema di vie d’uscita commisurate al massimo affollamento ipotizzabile dell’ambiente di lavoro e alla pericolosità delle lavorazioni.
La resistenza al fuoco delle strutture rappresenta una delle fondamentali strategie di protezione da perseguire per garantire un adeguato livello di sicurezza della costruzione in condizioni di incendio e riguarda: la capacità portante in caso di incendio e la capacità di compartimentazione rispetto all’incendio per gli elementi di separazione.
La resistenza al fuoco rappresenta l’intervallo di tempo, espresso in minuti primi, di esposizione dell’elemento strutturale ad un incendio, durante il quale l’elemento costruttivo considerato conserva i requisiti progettuali di stabilità meccanica, di tenuta ai prodotti della combustione e di coibenza termica.
Sintetizzando si può affermare che la resistenza al fuoco può definirsi come l’attitudine di un elemento da costruzione (componente o struttura) a conservare nel tempo: la stabilità (R); la tenuta ai prodotti della combustione (E); l’isolamento termico (I); l’irraggiamento (W).
Pertanto con il simbolo REIW si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un determinato tempo la stabilità, la tenuta, l’isolamento termico e la possibilità di irraggiamento; con il simbolo REI si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un determinato tempo, la stabilità, la tenuta e l’isolamento termico; con il simbolo RE si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un determinato tempo, solo la stabilità e la tenuta; con il simbolo R si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un determinato tempo, la sola stabilità.
Quindi in relazione ai requisiti degli elementi strutturali in termini di materiali da costruzione utilizzati e spessori realizzati, essi vengono classificati da un numero che esprime i minuti primi per i quali conservano le caratteristiche in funzione delle lettere R, E, I o W.
Pareti e controsoffitti ignifughi
Per un adeguato comportamento al fuoco delle strutture è necessario utilizzare elementi protettivi non infiammabili, che possiedano capacità isolanti al calore anche quando sono investite dalla fiamma o da una sorgente di calore ad alta temperatura.
Un altro elemento importante in caso d’incendio è costituito dalle Barriere al fumo che creano una compartimentazione a soffitto e servono per chiudere e dividere ambienti diversi, altrimenti difficilmente separabili.
Porte e chiusure tagliafuoco
Per una completa ed efficace compartimentazione i muri tagliafuoco non dovrebbero avere aperture, ma è ovvio che in un ambiente di lavoro è necessario assicurare un’agevole comunicazione tra tutti gli ambienti. Pertanto è inevitabile realizzare le comunicazioni e dotarle di elementi di chiusura aventi le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco del muro su cui sono applicati.
Intonaci e pitture intumescenti
Per proteggere le strutture dal rischio d’incendio si può ricorrere al trattamento delle strutture con particolari rivestimenti, tra i quali le vernici intumescenti che, grazie a una particolare reazione chimica, in presenza di alte temperature (raggiunte durante un incendio) sviluppano una schiuma resistente al fuoco, che ha funzione ignifuga e isolante.
Scale di sicurezza e antincendio
Le scale sono elemento fondamentale nel sistema di vie di esodo in edifici multipiano, tuttavia possono costituire una soluzione di continuità nella compartimentazione di un edificio. Per garantire la necessità di scale sempre praticabili e non invase da fumo o fiamme di eventuali incendi, vengono realizzati dei particolari tipi di scala: scala protetto, scala a prova di fumo e scala di sicurezza esterna.
La scala protetta è una scala racchiusa entro strutture perimetrali resistenti al fuoco ed avente accesso diretto al pianerottolo di ogni piano mediante porta resistente al fuoco. La scala deve essere dotata, in sommità, di vano di aereazione di superficie non inferiore a 1 mq .
La scala a prova di fumo è una scala realizzata entro gabbia, costituita da pareti continue resistenti al fuoco ed avente accesso, per ogni piano, da un filtro a prova di fumo o con accesso da balcone esterno o da disimpegno completamente aperto su spazio a cielo scoperto per almeno un lato.
La scala di sicurezza esterna è una scala totalmente esterna, rispetto al fabbricato servito, munita di parapetto regolamentare e realizzata con materiali incombustibili.
Le misure di protezione attiva sono quelle che richiedono l’azione di un uomo o l’azionamento di un impianto per la rilevazione, la segnalazione e lo spegnimento di un incendio.
Tra queste misure ci sono: estintori, rete idrica antincendi, impianti di rivelazione automatica d’incendio, impianti di spegnimento automatici, dispositivi di segnalazione e d’allarme ed evacuatori di fumo e calore.
Impianti antincendio ed estinguenti
Gli impianti di spegnimento automatici entrano in funzione nel caso in cui l’incendio sia già in atto e si classificano a seconda delle sostanze utilizzate per l’azione estinguente (Impianti ad acqua, a schiuma, ad anidride carbonica, a polvere ecc).
E’ fondamentale riuscire ad avere un tempo d’intervento inferiore al tempo di prima propagazione, ossia intervenire prima che si sia verificato il “flash over”. Se si agisce prima del “flash over”si è ancora nel campo delle temperature relativamente basse, l’incendio non si è ancora esteso a tutto il sistema e quindi ne è più facile lo spegnimento ed i danni sono ancora contenuti. Pertanto un impianto di rivelazione automatica consente di avviare un tempestivo sfollamento delle persone, attivare un piano di intervento e dei sistemi di protezione contro l’incendio (manuali e/o automatici di spegnimento).
Evacuatori di fumo e calore (EFC)
Gli evacuatori di fumo e di calore (EFC) sono di frequente utilizzati in combinazione con impianti di rivelazione e sono basati sullo sfruttamento del movimento verso l’alto delle masse di gas caldi generate dall’incendio che, a mezzo di aperture sulla copertura, vengono evacuate all’esterno.
Gli EFC consentono pertanto di agevolare lo sfollamento delle persone presenti e l’azione dei soccorritori grazie alla maggiore probabilità che i locali restino liberi da fumo almeno fino ad un’altezza da terra tale da non compromettere la possibilità di movimento. Inoltre permettono di proteggere le strutture e le merci contro l’azione del fumo e dei gas caldi ed eventuali sostanze tossiche, riducendo in particolare il rischio e di collasso delle strutture portanti e di ritardare o evitare il “flash over”.
fonte: edilportale