La differenza più evidente è relativa al fatto di aver eliminato la premialità nell’ambito applicativo del Sismabonus all’interno del Superbonus 110.
In particolare, prima dell’avvento del Sismabonus del 110% le detrazioni si basavano sulla premialità, e più veniva migliorata la sicurezza dell’edificio dal punto di vista strutturale e sismico e più era vantaggioso il beneficio.
La premialità viene definitivamente azzerata con la frase riportata nell’articolo 119 del Decreto Rilancio “ l’aliquota delle detrazioni spettanti è elevata al 110% per le spese sostenute dal 1 luglio 2020 al 31 dicembre 2021 …”.
Dunque si elimina ogni premialità legata alla classificazione, per qualsiasi intervento elevato al 110% .
Tuttavia in questo modo è possibile usufruire della massima detrazione anche per interventi minori che non producono un effettivo salto di classe, con il rischio di perdere il reale obiettivo che ha condotto alla nascita del Sismabonus.
Con la pubblicazione del decreto rilancio si è passati infatti ad una nuova concezione di Sismabonus. La platea di interventi ammessi alla detrazione del 110% si è allargata, includendo anche interventi di sola messa in sicurezza statica.
Ulteriori differenze sono anche:
riduzione a 5 anni del periodo nel quale poteva essere spalmato il credito di imposta, mentre nel Sismabonus ordinario il periodo era di 10 anni;
possibilità di cedere il credito anche a istituti di credito. Nel Sismabonus ordinario invece era possibile la cessione del credito di imposta a imprese di costruzioni e soggetti terzi esclusi gli istituti di credito.
É comunque chiaro che, in entrambi i casi, l’attenzione resta quella di programmare interventi di alta qualità e funzionalità.
Non dimentichiamo infatti che il patrimonio edilizio italiano è fortemente esposto al rischio sismico. Secondo uno studio condotto da Federcasa di concerto con ISI (2017) risulta che il 40 % dell’edilizia residenziale pubblica è sita in zona sismica 1, di cui il 52% in muratura ante 1980. Inoltre da uno studio condotto dall’INGV, “solo 6 italiani su 100 hanno una percezione adeguata del pericolo presente sul territorio”.
Di conseguenza è fortemente raccomandato ai tecnici continuare ad intervenire per migliorare realmente la classe di rischio di una struttura.
]>